Perché se consideravi quell’errore un errore, non lo avresti scritto”, mi verrebbe da rispondere.

In realtà non si sta parlando tanto di refusi, accenti al posto di apostrofi, o virgole al posto di punti. Tantomeno di cose più evidenti, tipo aprire un dialogo con le virgolette caporali e chiuderlo con le virgolette alte.

Il problema nasce quando in un contesto del 1800, facciamo controllare l’ora al nostro protagonista facendogli scostare la manica del soprabito, anziché frugare nel taschino del panciotto; oppure gli facciamo accendere la luce da un interruttore, quando entra in una stanza. Ovviamente ho appena esagerato per fare un esempio, ma non sapete quante volte mi sono capitati quegli errori che io definisco “i quattro mostri”:

  • Il mostro temporale (è giugno, siamo in Italia, ma a un tratto scriviamo che alle 17,30 del pomeriggio inizia a imbrunire, quando in pieno solstizio estivo il sole tramonta alle otto passate della sera, non considerando l’ora legale)
  • Il mostro spaziale (quando facciamo percorrere la tratta Firenze-Roma in un’ora e mezzo di auto)
  • Il mostro logico (un personaggio che prima dice di non essere mai stato a Vienna e poche righe dopo gli facciamo descrivere vie e piazze come se fosse sempre vissuto là)
  • Il mostro storico (quando citando personaggi di un determinato periodo, li collochiamo in un altro, anche se a poca distanza di decenni).

L’editor, non tanto il correttore di bozze, individuerà “i quattro mostri” e anche altre cose, come buchi di trama, frasi nebulose che dall’ottica di chi le ha scritte sono più che chiare, per il fatto che l’autore sa già dove vuole andare a parare, ma chi legge è all’oscuro della storia e di ciò che accadrà, quindi gli avvenimenti devono essere sempre ben spiegati.

Far correggere un manoscritto significa farlo passare da un vaglio a grana molto fine. L’editor non valuta, ma corregge; quindi non boccia né promuove, ma aiuta a rendere un testo il più fruibile possibile.

È un lavoro a stretto contatto con l’autore. Chi vi propone una correzione senza tener conto del vostro stile, dei vostri punti di vista, e senza darvi modo di spiegare cosa intendevate dire in una certa frase a prima vista di difficile comprensione, non sta facendo editing, ma una sostituzione secondo il suo gusto che snaturerà il vostro essere autore.

Io, che si tratti di correzione di bozze, o di editing leggero, medio o pesante, agisco il più possibile manualmente. Mai mi affido al solo correttore ortografico del mio programma di videoscrittura, che sebbene sia un aiuto non indifferente, molte volte (udite, udite) sbaglia.

Quindi, per ricapitolare, è importante far correggere il proprio manoscritto?

Sì.

Va fatto prima di inviarlo a una casa editrice?

Direi di sì, è molto meglio, anche se poi ogni casa editrice ha il suo normario e qualcosa verrà comunque cambiato. Ma se già la partenza è gradevole, avrete senz’altro un punteggio maggiore.

Chi chiede di più è perché lavora meglio?

Può essere, ma non ci scommetterei tutte e cinque le dita della mano dominante!

Perché spendere per un servizio editoriale, quando in rete ci sono miriadi di editor automatici gratuiti?

Non dico che farsi affiancare dal correttore ortografico di Word, o da un programma di editing on line mentre si scrive sia inutile, ma dobbiamo accettare il fatto che, sebbene si viva nell’era digitale, due persone che, faccia a faccia, parlano e si spiegano, resta ancora la forma migliore per crescere e migliorare.

Un esempio calzante è l’anno 2020, in cui i nostri ragazzi hanno studiato in didattica a distanza davanti a un pc, con conseguente tracollo della qualità di apprendimento; considerando che dall’altra parte dello schermo c’era comunque una persona fisica che faceva lezione. Immaginiamoci la difficoltà di interazione con un programma online gratuito.